domenica 11 ottobre 2015

LAGO DI BURANO, GIARDINO DEI TAROCCHI E CAPALBIO


« La parola maremma nasce con la emme minuscola perché sta a indicare una qualsiasi regione bassa e paludosa vicina al mare dove i tomboli, ovvero le dune, ovvero i cordoni di terra litoranea, impediscono ai corsi d'acqua di sfociare liberamente in mare provocandone il ristagno. Con il risultato di creare acquitrini, paludi. Non Maremma, allora, bensì maremma. E siccome la maremma più vasta della penisola, la più nota, la più micidiale, quella dove la malaria ha imperversato spietata per secoli interi, era la zona costiera della Toscana meridionale e del Lazio occidentale, al punto che nella storia della medicina, e anche della letteratura popolare, la malaria legò il suo nome, il teatro delle sue rabbrividenti nefandezze, a questo territorio, la maremma tosco-laziale prese la emme maiuscola. Divenne Maremma per indicare la regione abitata un tempo dagli Etruschi. Una regione così grande che Maremma passò ben presto al plurale. Si parlò di Maremme».
(Aldo Santini)

Il lago di Burano, separato dal mare da una stretta fascia di terra, ospita una delle oasi più antiche d’Italia, gestita dal WWF dal 1967. Ci sono molte specie di uccelli stanziali o che si fermano nel lago per brevi periodi durante le migrazioni, come i fenicotteri, i germani, gli aironi ed i cormorani. La vegetazione è quella tipica mediterranea e la canna palustre è onnipresente. Qua e là si trovano postazioni elevate, su cui è possibile salire per ammirare dall’alto l’oasi, e punti d’avvistamento per fotografi. Sull’altra sponda del lago si staglia la Torre di Buranaccio, che abbiamo cercato invano di raggiungere, per poi scoprire che è proprietà privata e quindi inaccessibile. Bellissima la passeggiata lungo i sentieri dell’oasi, stretti percorsi fiancheggiati dalle canne o altra vegetazione: all’improvviso il sentiero e il canneto finiscono e ti si apre davanti inaspettata la distesa del lago, scintillante sotto il sole autunnale.
Dopo il pranzo a sacco all’oasi, ripartiamo per il Giardino dei Tarocchi, nel comune di Capalbio. Non ci aspettiamo così tanta gente: molti stranieri e famiglie con bambini. Il Giardino nasce dall’idea di un’artista franco-americana, Niki De Saint Phalle, innamorata dell’Italia e della sua arte, ma ostile alle orde di turisti che invadono i luoghi d’arte senza capirne davvero lo spirito. Popolato da statue che si rifanno alle figure degli arcani maggiori dei tarocchi, il Giardino risente molto dell’influenza di Gaudì, artista che Niki aveva ammirato in Spagna. E’ senza dubbio particolare ed interessante il fatto che si possa accedere all’interno di molte delle sculture (gigantesche) o salirvi sopra percorrendo strette scalinate.
Dopo il Giardino dei Tarocchi, decidiamo di visitare Capalbio, il comune più meridionale della Toscana. Soprannominata la Piccola Atene per la sua importanza storico-artistica in epoca rinascimentale, Capalbio conserva ancora le sue mura con i camminamenti; li abbiamo percorsi tutti e da lì si gode una vista insuperabile: il mare da una parte e le colline maremmane dall’altra. Passeggiamo per le sue strade e vicoli, godendoci l’atmosfera e, dopo l’aperitivo, ci fermiamo ancora un po’ per ammirare un tramonto di fuoco.
…ed è l’ora di puntare le forche verso casa….

OASI WWF E LAGO DI BURANO









GIARDINO DEI TAROCCHI





















































CAPALBIO




























See you on the road

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