La Riviera del Conero offre uno scenario unico in tutto l’Adriatico: il
monte che con le sue rocce bianche si tuffa direttamente su un mare azzurro e
cristallino, formando spiagge e calette, borghi medievali ricchi di storia e
fascino collocati su morbide colline verdeggianti e, non meno importante, un
territorio da assaporare, oltre che da scoprire.
Abbiamo preso un appartamento davvero grazioso e confortevole a Numana, la
città delle tartarughe, in una tranquilla zona residenziale a pochi minuti
dalla spiaggia. Numana è un antico borgo di pescatori con il centro nella sua
parte più alta, dove su un reticolo di viuzze si affacciano colorate casette.
La sua via più tipica è la Costarella, strada in salita ora coperta da gradini
ma un tempo senza pavimentazione ed era usata dai pescatori per andare al
porto. Bellissima è la spiaggia di ghiaia, la Spiaggiola, a ridosso della
falesia. La parte alta di Numana è praticamente in collegamento con Sirolo,
borgo medievale su una scogliera a picco sul mare e immerso nel Parco del
Conero.
Durante la nostra permanenza a Numana siamo diventati aficionados di
due locali: la Pasticceria del Conero si trova, salendo, al termine della
Costarella, sulla sinistra. Ci è piaciuta molto la sua pizza al taglio quando
ci siamo andati a pranzo il primo giorno, appena arrivati, e la cortesia e
affabilità dei proprietari ci hanno convinti a tornare nei giorni successivi
per la colazione. Entrambe le sere abbiamo cenato al Galeone, proprio davanti
alla Pasticceria. E’ un bel locale su tre piani, con l’arredamento in chiave
marinaresca. Le pareti sono completamente tappezzate di foto e quadri che, per
lo più, hanno attinenza col mare. Ci sono appesi anche dei modellini di
velieri. Il menu, classico, comprende piatti a base di pesce, carne e pizza.
Noi abbiamo preso la frittura di pesce e la pizza e abbiamo provato anche un
tipico antipasto locale: i cremini fritti, cubetti di crema pasticcera fritta,
dentro dolci e fuori salati, buonissimi, come tutto il resto! Al termine della
cena, a tutti i clienti viene offerto un bicchierino di limoncello, whiskey o
di quello che preferiscono. Davvero simpatico e gentile il cameriere Manuel,
che ci ha travolti con la sua parlantina e le sue storie!
Il Parco del Conero ha una varietà di sentieri percorribili a piedi o in
bicicletta, di diversa difficoltà. Ne proviamo uno, il 301, senza però
completarlo. La prima parte è agevole ma poi diventa più difficile a causa del
suo percorso in discesa e del suolo sassoso e accidentato. Ne vale però la pena
per i vari punti panoramici che si affacciano quasi a precipizio sul mare. In
un punto si possono vedere le Due Sorelle, i due faraglioni bianchi di
Sirolo.
Sabato, dopo l’escursione sul Conero, abbiamo visitato il borgo di Offagna,
Bandiera Arancione e uno dei Borghi più belli d’Italia. E’ dominato dalla sua
Rocca medievale, perfettamente conservata, che ospita all’interno un museo
delle armi. Dalle sue mura si gode di una vista mozzafiato dell’entroterra,
fatto di campi coltivati e di morbide colline.
La mattina di Pasqua partiamo per Portonovo. Durante la notte è piovuto: il
cielo è in parte coperto e il sole fa capolino dalle nuvole; c’è una leggera
foschia sul mare e le falesie appaiono come sotto a un velo. Il mare scintilla
nel punto in cui si riflettono i raggi del sole: è uno spettacolo! Anche la
spiaggia di Portonovo è sassosa e alle sue spalle la montagna scende quasi in
verticale sulla spiaggia. In lontananza si vede lo scoglio chiamato la Vela.
Tutto intorno fa da padrona la macchia mediterranea. Su questo tratto di
spiaggia dominano una chiesetta romanica, a cui però non abbiamo potuto
accedere, e la Torre di Guardia, risalente al Settecento, costruita per
contrastare le scorrerie dei pirati, oggi proprietà privata. Tipici della zona
sono due laghetti a pochissima distanza dal mare, composti da acqua salmastra
in quanto l’acqua del mare si è mescolata con quella dolce. La loro formazione
è collegata alla nascita di Portonovo, perché una gigantesca frana si staccò
dal monte sovrastante, creando il tratto di spiaggia e i due laghetti: il Lago
Profondo e il Lago Grande.
Ripartiamo per Camerano, per visitare la città sotterranea. Come recita lo
slogan locale, ce n’è più sotto che sopra: la cittadina, pur essendo carina,
non è di grande interesse turistico se non fosse per la sua parte sotterranea.
Le grotte di Camerano sono state utilizzate per un lunghissimo periodo di
tempo, che va dal IX secolo a.C. fino al 1850 circa. Durante il secondo
conflitto mondiale offrirono rifugio ai suoi abitanti dai bombardamenti,
garantendo così la salvezza della popolazione. E’ stato in quell’occasione che
si sono resi conto dell’effettiva vastità delle grotte: l’intera popolazione di
circa 2000 abitanti poté rifugiarsi lì per 18 giorni! Man mano che, nel corso
del tempo, Camerano di sopra si sviluppava, si procedeva in parallelo alla
costruzione della città sotterranea, di modo che ad ogni edificio di sopra
corrispondeva un omologo di sotto, una specie di doppione con la stessa
funzione. Tutto il materiale di scavo venne usato per la costruzione della
città di sopra. La storia delle grotte, un autentico labirinto, è complessa e
misteriosa, a cominciare dai simboli che vi si trovano, che attestano un loro
uso di carattere rituale e come luogo di ritrovo di società segrete in
relazione ai diversi eventi storici; un tratto, poi, ha una pianta che ricorda
molto il simbolo egizio Ankh. Insomma, c’è tanto fascino e mistero, oltre a una
ricca simbologia, che le grotte potrebbero essere l’ambientazione di un libro
di Dan Brown! Comunque per la maggior parte della loro esistenza sono state
usate come locali per la conservazione del vino. E’ interessante notare che
Camerano si estende in lunghezza per 1,5 km e che nel suo sottosuolo le grotte
si sviluppano per un totale di 9 km! Il tratto che noi abbiamo visitato è stato
di 3 km (in un’ora e un quarto di tempo). Per saperne di più: http://www.grottedicamerano.it/home.html
Anche le grotte di Osimo sono davvero affascinanti e suggestive con la
differenza che in questo caso non si tratta di un percorso sotterraneo
continuo, in quanto sezioni intere delle grotte sono state privatizzate in
seguito all’acquisto dell’edificio posto sopra: questo per evitare i furti che,
puntualmente, si verificavano, visto che la grotta sottostante veniva usata dai
proprietari dell’edificio di sopra come cantina per conservare vino e provviste
alimentari. Il tratto che abbiamo visitato è quello denominato Grotte del
Cantinone. Si tratta di grotte di arenaria, una pietra facile da scavare e da
incidere; come quelle di Camerano, sono state usate come rifugio e cantine o
semplicemente per spostarsi da una parte all’altra della città più velocemente,
in quanto la loro esistenza è sempre stata nota alla popolazione. Erano grotte
buie, quindi venivano percorse al lume di una torcia e un sistema di incisioni
permetteva di seguire la giusta direzione: per esempio nel soffitto dei
cunicoli ci sono dei fori la cui posizione permette di distinguere le vie cieche
da quelle effettivamente percorribili. In corrispondenza della chiesa di S.
Francesco, si trovano delle incisioni
raffiguranti croci o frati e una serie di celle, disposte intorno ad una
colonna, dove i frati nei secoli passati si riunivano per la preghiera e
meditazione. Ci sono poi date ed incisioni più recenti, risalenti agli anni
Sessanta-Settanta, a testimoniare la continuità nel tempo del loro uso.
Osimo è un bellissimo centro anche in superficie, ricco di fascino e di
storia. Era la romana Auximon e di questo periodo rimangono tratti di mura e le
statue dei cosiddetti Senza Testa, nome con cui oggi sono chiamati gli Osimani:
si tratta di statue conservate nel bel palazzo comunale, tutte prive della
testa. Splendido è anche il duomo romanico di San Leopardo, con accanto il suo
battistero dal bellissimo soffitto ligneo a cassettoni. Dal duomo si arriva ai
giardini pubblici di Piazzanova; il panorama qui è unico: in lontananza si
vedono le cime innevate dei Sibillini e più sulla sinistra il massiccio del
Gran Sasso.
E’ con grande rammarico e dispiacere che lasciamo il nostro appartamento a
Numana, lunedì mattina. Prima di riprendere la via per casa, ci fermiamo a
Loreto e a Recanati. Per la verità Loreto non era in programma, dovevamo invece
andare a Castelfidardo, ma mentre siamo sulla strada per Recanati, vediamo in
lontananza la cupola del suo santuario e il profilo del borgo e decidiamo di
fermarci. Il paese è grazioso ma la vera attrazione è il Santuario della Santa
Casa. E’ un raro esempio di basilica fortezza, che in tre secoli, grazie ad
artisti come Bramante e Vanvitelli, è sorta per custodire la Santa Casa di
Maria di Nazareth che, secondo la tradizione, fu portata fin qui in volo dagli
angeli. Ora, al di là del discorso religioso, la basilica è davvero
impressionante per l’imponenza delle sue mura. La stessa sensazione la si
percepisce all’interno, anche se il suo stile può non riscontrare il favore di
tutti. Ci mettiamo in fila per entrare all’interno della Santa Casa: è come una
“scatola” enorme, le cui pareti all’esterno sono scolpite con rilievi
cinquecenteschi; all’interno pietre di arenaria con quel che resta di affreschi
del Duecento-Trecento. E, all’interno di una nicchia-reliquiario, la statua
della Madonna Nera, protettrice degli aviatori. Il piccolo spazio è affollato
da fedeli e altri sono in attesa di entrare.
Usciti dalla basilica, facciamo due passi per il paese e ripartiamo per
Recanati, città della poesia e paese natale di Giacomo Leopardi.
Parcheggiamo la moto tra il viale del Passero Solitario e quello del Colle
dell’Infinito….
Davanti a Casa Leopardi c’è già una piccola folla di visitatori in attesa
della visita guidata alla famosa biblioteca. Mentre aspettiamo, diamo
un’occhiata alla mostra dedicata ai libri fondamentali nella formazione di Leopardi. La casa è tuttora abitata dai
discendenti di uno dei fratelli del poeta, per questo i piani superiori non
sono visitabili. L’ultimo rappresentante della famiglia è un bimbetto di 5 anni
che porta il nome del suo illustre prozio. Essendo da sempre una grande
appassionata della poesia di Leopardi, la visita alla sua biblioteca, dove ha
trascorso moltissimo tempo della sua vita giovanile, è stata particolarmente
densa di emozioni. Usciti, ci soffermiamo sull’antistante piazzetta che ha
ispirato Il sabato del villaggio, andiamo al colle dell’Infinito
e alla chiesa di S. Agostino per vedere la “torre antica” del Passero
Solitario. Recanati è anche una bellissima cittadina, inaspettatamente più
grande di quello che avevamo immaginato, e un importante patrimonio storico e
artistico è dislocato lungo il suo centro storico, dove si trovano le
architetture del Sansovino, Vanvitelli e Giuliano da Maiano.
Segnaliamo con
piacere, da un punto di vista gastronomico, la salumeria Papa, in via Cavour:
panini e taglieri con formaggi e prodotti tipici, con una comoda stanza dove poterli consumare in tutta comodità.
Come sempre, l'Italia offre posti incantevoli e angoli magici.
La strada percorsa da casa fino alla Riviera del Conero ci ha portato a scoprire la Statale 76, molto bella e scorrevole, Molto suggestivo il tratto che attraversa il Parco Naturale Regionale della Gola Rossa e di Frasassi.