La Scarzuola a Montegiove (comune di Montegabbione, in provincia di
Terni) è la mistica destinazione di quest’uscita domenicale. In origine c’era
una capanna che il poverello d’Assisi aveva costruito con la scarza, una pianta
palustre, e solo più tardi fu costruito il convento francescano. Nel 1957 il
complesso fu acquistato da un architetto milanese, Tomaso Buzzi che, non solo
restaurò il convento ma vi costruì accanto la sua città ideale, la Città
Buzziana. Originario della Valtellina e appartenente ad una ricca famiglia,
questo cattedratico del Politecnico di Milano e fondatore della rivista Domus,
era un personaggio sui generis e fuori dal coro, che amava frequentare
sia la nobiltà e l’alta borghesia – da
cui provenivano i suoi clienti - che persone umili così da trovare un suo equilibrio personale tra
questi due estremi, vedendo come tutte le persone di ogni classe sociale
vivevano. Così ce lo presenta il nipote ed erede, Marco, che è stato la nostra
guida molto particolare!! Non dimenticherò sicuramente la risata che faceva seguire alle sue frasi,
dette come perle di una saggezza molto ermetica e difficile da decifrare, come
se solo lui avesse trovato la chiave di lettura per interpretare il mondo ed i
meccanismi che lo dominano e stesse ridendo di noi perché non abbiamo ancora visto la
semplice ed ovvia soluzione che ci sta sotto il naso. Ha parlato dell’importanza
della cultura e della conoscenza come strumenti di potere e di libertà, del non omologarsi seguendo modelli culturali imposti ma differenziarsi ed
affermare la propria personalità ed unicità, anche rispetto ai nostri genitori
che ci hanno comunque trasmesso i loro valori, perché noi non siamo una loro estensione. Dobbiamo continuamente evolverci e trasformarci in
una metamorfosi continua e non dormire sugli allori del traguardo raggiunto,
come simboleggiano, ad un certo punto della nostra visita, la balena che
inghiottì Giona e Pinocchio e la torre volutamente non finita che rappresenta
l'individuo in continua costruzione di sé. La donna, creatrice della vita e
creativa, è più abile dell'uomo in questo gioco del divenire continuo e del
trasformarsi. C'è un invito ad usare di più il nostro emisfero destro ed a
lasciare in eredità ai posteri una creazione tangibile che ci rappresenti, ma
ovviamente non tutti siamo dei Tomaso Buzzi!
La Città, piena di simbolismi e riferimenti
culturali ed artistici, è la metafora della personale visione della vita di
questo architetto visionario. Suddivisa in sette teatri, rappresenta una nave
dove la prua coincide con l'Acropoli, una serie di edifici-archetipi (il
Partenone, il Colosseo, la Torre dei Venti, la Piramide, il Pantheon, l'Arco di
Trionfo) affastellati l'uno sull'altro che la rendono simile ad un termitaio, e
scale salgono e scendono in tutte le direzioni, facendoci scoprire prospettive
diverse. Alla base, le prigioni del Piranesi. Come in tutte le navi, non poteva
mancare la polena che ha anche qui sembianze di una donna nuda. Lo stile a cui
Buzzi si è ispirato è quello neomanierista: non a caso mi è subito venuto in
mente il Parco dei Mostri di Bomarzo. E' stata certamente una visita
impegnativa, non solo per le due ore che ci sono volute ma soprattutto per gli
spunti di riflessione che il nostro eccentrico Virgilio ci ha dato.
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